selvaggio. ‖ brado. ↔ addomesticato, domestico. ‖ in cattività.
Dizionario dei sinonimi e contrari Treccani
Parlare di vita selvaggia non è facile.
Parlare di scelte non è mai facile, perchè la verità è che molto spesso avere scelta è un privilegio.
Quindi mi spaventa sempre.
Se dovessi fare un’introduzione a ciò che vorrei scrivere, scriverei così.
In queste righe non troverete consigli su come lasciare il lavoro in città, trasformarvi in eremiti boschivi, abbandonare la società contemporanea e vivere in una casa piena di fiori all’inizio di una foresta di querce, accanto ad un ruscello sempre in piena.
Sebbene sarebbe bellissimo non credete?
Non troverete nessuna guida su come vivere la vostra vita, perchè non avrebbe nessun senso per me.

Quello che troverete sono poche righe su come lasciare l’ombrello a casa quando piove sia una delle decisioni migliori che possiamo prendere.
Tracciata questa linea di confine mi sento che posso partire e parlare di quanto mi piaccia condurre una vita selvaggia nella vita quotidiana.
Nella speranza che queste parole trovino chi le sta cercando.
E li spronino a lasciare l’ombrello a casa.
Una ragazza con una vita selvaggia
Pat è stata la prima a parlarmi della donna selvaggia.
Io non sapevo come incasellarla, figuriamoci che fosse un archetipo femminile.
Eravamo su un balconcino in riva al lago a parlare, nella magia del Sole di Ranco.
Ci confrontavamo su come siamo cambiate in questi ultimi anni, e io ho capito che sono sempre stata un po’ selvaggia.
Da che mi ricordi ho sempre protestato verso le regole del conforme.
Da sempre ho avuto questa inclinazione a non seguire pedissequamente quello che mi veniva detto essere la scelta giusta, che poi rientra in quello che si definisce “normale”.
Crescendo poi questa abilità a riconoscere le convenzioni si è acuita, e con essa la mia voglia, a volte, di fare di testa mia.
Non si è mai trattato di voglia di trasgressione o ribellione, ma di seguire quello che sentivo fosse giusto per me.
L’intuito è sempre stato la mia bussola, il cuore il termometro di ogni mia decisione, piccola o grande che fosse.
Così mi sono venute in mente delle scelte piccole, che ho messo insieme negli anni per creare la mia personale vita selvaggia.
Spero vi siano di aiuto o almeno d’ispirazione.
Abiti di vita selvaggia

Mia madre ricorda sempre come da bambina tornata da scuola, appena varcato il cancello e la porta di casa, toglievo i vestiti buoni e mi mettevo dei vestiti un po’ vecchi.
Con una particolarità: d’estate mettevo quelli dell’inverno e d’inverno quelli dell’estate.
Così era facile trovarmi su qualche albero in giardino a luglio con il maglione di lana.
Ero una bambina selvaggia
Certo a 8 anni non stavo consapevolmente combattendo contro un sistema, ma in maniera inconscia forse protestavo.
Era il mio modo di dire “a modo mio”.
Ma crescendo ho sviluppato alcune rimostranze per altri indumenti: reggiseno e calze.
Del reggiseno non voglio parlare, mi fa sentire meglio quando non lo indosso e questo è quanto.
Sapendo, però, che a volte può essere proprio non educato non metterlo, lo indosso.
Mettere in imbarazzo il prossimo mi dà più fastidio che mettere il reggiseno.
Ma le calze, le calze sono un’altra storia.
E’ un esempio stupido che mi perseguita da quando sono piccola.
Io odio le calze. Le odio!
Mi costringono i piedi, non mi piace la sensazione che mi danno e non le metto mai.
Mai.
Gennaio? no.
Febbraio? no.
Vestiti? certo.
Sapete quante volte la gente che non mi conosce mi ha fermato per chiedermi “ma è senza calze?”
Tante.
Uno stupore che non capisco, alla fine sono solo calze.
Ma siccome è strano, eccoli lì a chiedermi il perchè.
Mi fa sempre ridere.
Ma la verità è che, la prima volta che un estraneo mi ha chiesto come mai indossando delle ballerine a gennaio non avessi messo le calze, mi ha messo in imbarazzo.
Se avessi seguito quella sensazione, ovvero l’imbarazzo che provai per aver fatto una scelta fuori dall’ordinario, avrei convissuto con le calze.
Invece no, perchè io odio le calze.
Vado in giardino a piedi nudi, in casa cammino a piedi nudi.
E sì in montagna e nei cammini metto le calze, a volte è necessario fare quello che non ci piace per un bene superiore, ma non sempre.
Città vs una vita selvaggia
Quando inizia l’università a Milano capii fin da subito che forse quella città non faceva per me.
Le mille luci, i grandi palazzi, la moltitudine di persone erano affascinanti, abbaglianti ed elettriche.

Ma per me, rinunciare ai miei alberi, era rinunciare a qualcosa che mi faceva stare meglio delle serate sushi.
Feci la scelta contraria di chi aveva il privilegio di scegliere in quella situazione: non mi trasferii, restai nella mia piccola città.
Così feci la pendolare: a volte era estenuante, faticoso e lo maledicevo.
Per la maggior parte del tempo viaggiare su quel treno sempre in ritardo era liberatorio: vedere il paesaggio cambiare, le vite strette in quei vagoni, riconoscere in lontananza le luci di casa qualcosa che ancora oggi ricordo con conforto.
Ma non sempre è facile.
Per anni mi sono chiesta se non mi stessi perdendo qualcosa, se forse quelle cene sushi e notti in discoteche mi sarebbero piaciute di più.
Scelte selvagge
Eccoci al nocciolo della questione.
A volte prendiamo delle decisioni che sappiamo essere quelle giuste per noi, ma siccome non si adattano a quello (sopratutto a quelli) che abbiamo intorno, le mettiamo in discussione.
E il 90% delle volte ci ripensiamo.
Queste sono le scelte selvagge che compiamo nel quotidiano.
Possono essere stupide, frivole o importanti, ma quando sono dettate dal nostro sentire hanno tutto il diritto di essere ascoltate, e noi abbiamo il dovere di farlo.
Concediamoci di scegliere, proprio perchè non è sempre possibile, quello che ci piace, quello che ci fa stare bene.
Non facciamoci addomesticare su tutto.
Essere selvaggi non significa essere strani o non omologati per forza, ma semplicemente seguire la propria natura, il proprio istinto.
Piove e guardando la pioggia mettete la mano fuori dall’ombrello per riuscire a toccarla?
Chiudete l’ombrello.
Ad ogni età si può ancora correre sotto la pioggia.
Vi sentite tristi in quei taillor neri?
Scegliete i colori che vi fanno emozionare.
Segretamente odiate la pizza?
Beh non posso nascondervelo, verrete giudicati (davvero non vi piace?), non mangiatela.
Concedetevi di fare scelte stravaganti ma che vi rendono felici.
Scoprirete che il mondo non solo è pieno di selvaggi come voi, ma che lo siamo tutti.
Ho finto di amare così tante cose per adeguarmi, da sentirmi stupida.
Le calze però mai, quelle mai.
Bennini
6 comments
Good post. I learn something totally new and challenging on sites I stumbleupon everyday. It will always be helpful to read content from other writers and practice a little something from other websites.
Hello,
thank you so much for your comment!!
Hope to see you again!
With love,
Bennini&Pat
A fascinating discussion is definitely worth comment. I believe that you ought to publish more on this subject, it might not be a taboo subject but usually people do not discuss such topics. To the next! Many thanks!!
Thank so much for your comment!!!
To know something more, you can subscribe here: https://twoslowsouls.com/iscriviti-alla-newsletter-slow/
You are so welcome!
See you soon <3
Id like to thank you for the efforts youve put in writing this website. I really hope to see the same high-grade blog posts from you in the future as well. In truth, your creative writing abilities has motivated me to get my own, personal site now 😉
Thank so much for your comment!!!
To know something more, you can subscribe here: https://twoslowsouls.com/iscriviti-alla-newsletter-slow/
You are so welcome!
See you soon <3