“Se vuoi essere triste nessuno al mondo può renderti felice. Ma se decidi di essere felice nessuno e niente può toglierti la felicità!”
PARAMAHANSA YOGANANDA
Cosa significa Natale yoga?
Concetto un po’ strano, dirai tu.
Una festa come il Natale, decisamente di stampo cristiano e occidentale, può essere vista in chiave yogica?
E come?
Premessa: il mio non è assolutamente un tentativo di snaturare il Natale, le sue origini e tradizioni! Anzi!
Diciamo che è più un invito a coltivare abitudini positive, in un periodo che dovrebbe essere dedicato alla condivisione e alla felicità.
Un po’ ciò che ha fatto Bennini nel suo articolo dedicato al Natale naturale e sostenibile.
Questo articolo è, dunque, un invito a ricordare i principi del Natale e non perderci tra sprechi, consumi e obblighi, come ogni tanto (a me in primis) può capitare!
I principi di un Natale yoga
YOGA significa unione. Unione di che?
Come ora mai avrete colto, in sanscrito non è una lingua univoca.
Ogni parola ha tanti significai. Un significato di Yoga in chiave natalizia potrebbe essere quello di “unione tra il tuo essere individuale e quello universale, osservando te stesso negli altri“.
Somiglia tanto al “amerai il tuo prossimo come te stesso“, il Comandamento dell’Amore cristiano.
Ed, effettivamente, il proposito è proprio quello di imparare a guardare gli altri come vediamo noi stessi e viceversa.
Per farlo, nello yoga esistono i cosiddetti Yama, o astensioni.
Si tratta di 5 precetti (Ahimsa, Satya, Asteya, Brahmacharya e Aparigraha) che regolano ed armonizzano la vita sociale.
Il Natale Yoga con gli Yama

Gli Yama ci aiutano, quindi, a vivere in sintonia con gli altri.
Quale momento migliore per iniziare, se non a Natale?
Iniziare a praticarli, infatti, non sarà semplice.
Come abbiamo già visto, cambiare un’abitudine, soprattutto quando ben radicata, non è facile.
Con impegno e forza di volontà (tapas in yogico), è però, possibile!
Abbiamo già approfondito i primi due Yama, la non violenza, Ahimsa, e la verità, Satya.
Oggi ci concentreremo sugli ultimi tre.
Partiamo dal primo!
Asteya, l’onestà
La ricchezza arriva per tutti quelli che sono saldi nel principio di non
PATANJALI – SUtra 37 – Samadhi pada
rubare.
Quando si parla di non rubare, ci si riferisce all’evitare di prendere qualche cosa che non ci appartiene.
Non ci si riferisce solo agli oggetti fisici, bensì anche alle idee, alle energie o al tempo.
Rubare, secondo lo yoga, rende scura la nostra coscienza e rinforza le tendenze dell’ego.
In generale, il furto è una manifestazione di paura e di debolezza di fronte al desiderio.
Cedendo abbandoniamo il nostro potere di padronanza di noi stessi.
Rubare si verifica, quindi, quando desideriamo qualcosa che non ci appartiene e quando passiamo all’azione soddisfacendo questo desiderio.
Patanjali, nei suoi Yoga Sutra, ci ricorda che la natura, come la corrente d’acqua, cerca di scorrere attraverso di noi.
Quando diventiamo avidi o accumuliamo delle cose, essa offre altrove la sua generosità.
Più semplicemente. “È meglio donare che ricevere”.
Natale Yoga con Asteya, prova pratica
Ti lascio solo uno spunto di riflessione, a cui potrai dedicarti nel periodo natalizio.
Potrai pensarci o scrivere qualcosa in merito come attività di journaling.
“Sono capace di dare senza volere qualcosa in cambio?”.
Brahmacharya, la continenza
Questo Yama si riferisce alla capacità di “vedere l’infinito nel finito“.
Essere capaci, insomma, di apprezzare la magia nelle piccole cose della vita quotidiana.
Per farlo, secondo la tradizione yogica, è necessaria la continenza.
In generale, è necessario, dunque, non esagerare.
In linea teorica, Brahamacharya viene associato alla continenza sessuale.
Coltivarla, infatti, faciliterebbe il lasciare andare una grande fonte di distrazione e dedicare le energie per qualcosa di “meno materiale”.
Senza voler esagerare (a meno che nei tuoi obiettivi non ci sia quello di divenire un’esperto spirituale), possiamo interpretare Brahamacharya come un invito a non eccedere, in termini di piaceri sessuali, di cibo, di desideri di cose materiali, ecc.
Natale Yoga con Brahamacharya, prova pratica
"Sono davvero capace di non esagerare e di godere delle piccole cose della vita?"
Aparigrahah, il non attaccamento
Potremmo vedere questo ultimo Yama come “assenza di avidità“.
In generale, Aparigrahah si riferisce al non fantasticare sull’acquisizione di beni materiali, né bramare beni che appartengono ad altri.
Spessoci immaginiamo che, se divenissimo improvvisamente ricchi, troveremmo una felicità duratura.
Tutto falso! Abbiamo già sfatato questo mito quando abbiamo parlato dell’arte della contentezza.
Secondo gli Yogi, il compiacimento nell’immaginare queste fantasticherie ci allontana dalla realtà e ci ruba energia inutilmente.
Natale Yoga con Aparigrahah, prova pratica
Durante le vacanze, prova ad elencare tutte le cose materiali di cui non puoi fare davvero a meno.
Prova a liberarti di quelle che non sono davvero essenziali, facendo un po’ di sano decluttering.
Buona fortuna anima bella!
A presto,
Pat