La domanda, se non sia sbagliato, fra tanti viventi che praticano la violenza, essere l’unico o uno dei pochi non violenti, non è diversa dalla domanda se sia possibile essere sobri fra tanti ubriachi, e se non sia meglio darsi tutti quanti al bere.”
Lev Tolstoj
Oggi parleremo di Ahimsa, la non violenza
E’ un concetto che si ritrova negli Yoga Sutra di Patanjali, il testo più importante nella filosofia yogica.
Ahimsa, insieme a Satya, Asteya, Brahmacharya e Aparigraha, è uno degli Yama, i precetti base che chiunque dovrebbe seguire per vivere in società insieme agli altri.
Sicuramente, ti sarai imbattuto in questo concetto anche grazie a Mahatma Gandhi.
Egli ha lanciato il movimento della non violenza per l’emancipazione politica dell’India e si fa sentire ancora oggi nei movimenti di difesa dei diritti civili.
Ma cerchiamo di capire meglio!
Cosa significa Ahimsa?
Come sempre si tratta di una strana parola sanscrita, lo so.
Proviamo a vedere, innanzitutto, che cosa vuol dire.
HIMSA significa ferita; quindi AHIMSA (la “A” privativa vale anche per il sanscrito) significa “non causare ferite“.
Il primo significato attribuito ad Ahimsa è quello di evitare la violenza fisica.
Ossia, vivere una vita tentando di non causare dolore tramite le nostre azioni.
Ok, fino a qui è chiaro. Certo non è banale.
Questo significa che, ogni volta che stiamo per compiere un’azione, è necessario fermarsi e chiedersi “con questa azione sto nuocendo in qualche modo a qualcuno?”
Attenzione, però! Sottolineo che questo qualcuno può essere anche un animale o una pianta.
Ricordi il passaggio di 7 Anni in Tibet quando i monaci non vogliono scavare le fondamenta del tempio per non uccidere i vermicelli? Ecco, questa è Ahimsa, la non violenza nelle azioni.
Le cose si complicano.
Ma andiamo oltre.
Ahimsa prevede la non violenza anche nelle parole e nei pensieri.
Ebbene sì. Non solo è bene non fare del male ad ogni forma di vita, tramite le azioni.
E’, inoltre, chiave non agire negativamente anche con le parole e con i pensieri.
Le nostre parole e i nostri pensieri hanno un potere importante. Essi possono fare del male agli altri.
Possono stimolare azioni dannose.
Ogni volta che agiamo, parliamo o pensiamo facendo del male a qualcuno, è come se attivassimo un circolo di negatività.
L’agire violento, scatena altra violenza.
E non è tutto, se a nostra volta siamo vittime di qualcuno che ha agito non seguendo il precetto di Ahimsa, sarà nostro compito interrompere il circolo.
Il sentiero della non violenza richiede molto più coraggio e forza di quella della violenza.
Mohāndās Karamchand Gāndhī
Effettivamente, se ci pensi, siamo abituati ad agire secondo “l’occhio per occhio, dente per dente“, più che a porgere l’altra guancia.
Ma questo tipo di comportamento è davvero utile?
Più che predicare modi di vita alternativi e pacifici, vorrei farti riflettere, in modo anche un pochino egoistico, sui benefici di agire secondo Ahimsa.
I benefici di Ahimsa
Tendenzialmente, quando agiamo guidati dalla violenza (in termini di azioni, parole o pensieri), proviamo emozioni come il risentimento, la collera, la gelosia o la paura.
Tutte emozioni piuttosto negative, insomma.
Sapevi che le emozioni negative, soprattutto se provate per tempi prolungati, hanno effetti estremamente dannosi sul corpo umano?
Esse, infatti,
- inibiscono il sistema immunitario
- danneggiano il cuore
- aumentano lo stress
- aumentano la tensione muscolare
- portano ad una mente iperattiva e nervosa
- disturbano il sonno
- non ci permettono di vivere in pace e in armonia
Recenti studi condotti dall’Università di Loma Linda in California hanno, al contrario, dimostrato che le emozioni positive attivano il sistema immunitario ed in particolare i linfociti killer.
Quando cessiamo di fare del male agli altri, troviamo che la mente smette di nutrire risentimento, gelosia, collera o paura.
Smettiamo, insomma, di provare emozioni negative e le sostituiamo con quelle positive.
Lo so, all’inizio è complicato. L’essere umano è più propenso al risentimento e alla vendetta, che al perdono.
Ma ora sai che, a lungo termine, ahimsa gioverà, non solo agli esseri (tutti) intorno a te, ma anche al tuo intero sistema!
Ahimsa come forma di aiuto per gli altri
Riprendiamo un momento il concetto della non violenza nei pensieri.
So che, per noi occidentali, non è facile lasciarsi andare al fatto che un pensiero possa avere un impatto materiale sul mondo.
Secondo gli yogi, però, anche i nostri pensieri possono colpire gli altri negativamente.
Ecco perché la maggior parte delle persone riesce a trovare la pace quando è sola o immersa nella natura.
Se riuscirai a coltivare ahimsa, quindi, entrerai in uno stato d’animo più puro, che gioverà a te, ma sarà anche un regalo importante per gli altri.
Potrai, in qualche modo, aiutare a guarire chi si trova intorno a lui.
Diventerai una sorta di di speranza per questo momento storico, pieno di ostilità e di sofferenze.
Ahimsa come stato d’animo originario
So che sembra tutto molto strano e difficile.
Ma, come sempre, si tratta di scelte ed abitudini.
Puoi scegliere di comportarti come la maggior parte delle persone intorno a te si comporta.
Oppure, puoi scegliere di andare controcorrente, di cambiare le tue abitudini.
Interrompere il pilota automatico delle abitudini non è facile, come abbiamo già visto, ma è possibile!
Scoprirai, pian piano, che vivere secondo il precetto di Ahimsa è più facile!
Secondo gli Yogi, infatti, l’essere umano è intrinsecamente gioioso.
La sua natura “imbruttita”, come direbbero qui a Milano, è frutto dei condizionamenti esterni.
La tradizione yogica ci dice, invece, che l’esistenza pura è meravigliosamente luminosa, immobile, tranquilla.
Ed è molto utile. Dovremmo conservarla nel fondo della coscienza e farvi riferimento per correggere ogni disturbo.
Mantenetela sempre in secondo piano, come se reggesse ogni cosa.
Essa è il rimedio al disordine.
Insomma, dentro di te, come sempre, ci sono tutti gli strumenti per vivere una vita secondo Ahimsa.
Un vita più pacifica, più gioiosa e più sana!
Provare per credere 🙂
Buona fortuna anime belle!
A presto,
Pat